domenica 26 aprile 2020

Il Piano per la Mobilità D'Emergenza post Covid a Gela

Fonte: Bikeitalia.it
La rivoluzione della mobilità sta investendo il mondo intero. Ogni città ripensa gli spostamenti delle persone con lo scopo di fare circolare il minor numero di auto possibile, di restituire lo spazio pubblico alla gente, di favorire la pedonalità e la ciclabilità. Non possiamo pensare diversamente e dobbiamo ancora di più lavorare per fare in modo che l'amministrazione comunale attui un valido progetto di gestione della mobilità a Gela per il futuro.
Non si tratta di un aspetto secondario, ma è l'elemento fondamentale su cui costruire tutte le azioni successive. Le persone si muoveranno dalle proprie abitazioni per raggiungere i luoghi più disparati; cercheranno istintivamente la fuga da una prigionia forzata e quello che dobbiamo evitare è la corsa all'auto privata.
Questo rischio è inaccettabile, perchè, come ormai ripetiamo da settimane, l'emergenza ci ha trasmesso un dato oggi evidente: l'auto diffonde il virus, facilita la sua propagazione, perchè il particolato fine ne è il veicolo principale. 
Le pubblicazioni scientifiche lo hanno confermato e la stampa ne ha dato ampia diffusione.
In questa riprogrammazione possiamo rendere le nostre città vivibili, trasformale in luoghi fatti per le persone, e non in ghetti dormitorio concepiti solo per le automobili.
Il sindaco e la giunta hanno ricevuto la nostra Proposta della Rete di Mobilità di Emergenza pensata sullo studio fatto in generale da esperti tecnici nazionali, anche dell'area FIAB, che hanno elaborato un validissimo documento di riferimento, definito dagli architetti Matteo Dondè, Valerio Montieri e Paolo Gandolfi.
La proposta Fiab Gela nasce da un esame delle risultanze del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile di Gela e si sviluppa puntando al recupero dello spazio pubblico, per garantire il distanziamento sociale, tramite la riduzione della circolazione delle automobili private. 
In estrema sintesi (chi vuole può leggere il documento integrale) il piano d'emergenza per Gela individua tre zone di riferimento: Nord (Via Venezia); Sud (Lungomare Federico II di Svevia) e Centrale (Asse Viale Indipendenza - Via Manzoni - C.So Salvatore Aldisio - C.so Vittorio Emanuele e Asse Via Palazzi ). Inoltre, prevede l'istituzione di una ZTL all'interno dell'intero centro storico Federiciano con la creazione dell'isola ambientale.
Su questi assi il Comune, a seconda dei casi e ove indicato, dovrebbe: a) realizzare delle corsie ciclabili riducendo lo spazio della carreggiata destinata alla circolazione delle auto; b) istituire dei sensi unici eccetto bici; c) trasformare le aree in zone 30 e provvedere alla classificazione delle strade in F bis secondo l'indicazione del codice della strada.; c) trasformare i parcheggi di Caposoprano e Arena in veri e propri parcheggi scambiatori, favorendo attività di noleggio di bici a pedalata assistita.
Nel Centro Storico il Corso Vittorio Emanuele andrebbe integralmente pedonalizzato per h 24 con la realizzazione di una corsia ciclabile dedicata. Sempre in centro storico sarebbe opportuno recuperare porzioni intere di strade trasformate in F Bis per destinarle alle attività commerciali, permettendo loro l'occupazione del suolo pubblico, al fine di incrementare il recupero delle attività economiche, garantire il distanziamento sociale e favorire lo sfruttamento positivo dello spazio pubblico a discapito dell'occupazione da parte delle auto. Operazione questa eseguibile anche sulla via Palazzi.
E' arrivato il momento di pensare a Gela come una città che deve affrontare un mobilità diversa in un momento in cui la circolazione in auto non è più sostenibile.
Speriamo davvero che questo Piano trovi attuazione e che le persone comincino a muoversi sempre più rinunciando all'auto privata.



domenica 19 aprile 2020

La bici non serve a fare jogging




In molti si domandano se oggi sia possibile uscire di casa in bicicletta per fare il classico giro ludico sportivo, che poi è quello cui spesso associamo la bicicletta nell'immediato: mezzo per il gioco e lo sport. Rispondiamo richiamando la Circolare che il Ministero dell'Interno ha diramato il 31/03/2020. Nel testo della circolare, prevedendo la possibilità di fare una passeggiata con i figli in prossimità della propria abitazione, si è ammessa l'attività motoria all'interno di questo spazio (la prossimità), ma si è detto chiaramente che fare "jogging", ovviamente inteso come attività sportiva,  è vietato. Questo divieto permane anche nella successiva nota di chiarimento al testo della Circolare.
Quindi non sembrerebbero esserci dubbi, correre, anche in prossimità della propria abitazione è vietato, anche in Sicilia. Figuriamoci uscire in bici per sport.
Ma qui casca l'asino o, se vogliamo, il telaio con tutte le ruote. 
A differenza della corsa, che non prevede un mezzo per essere praticata, la bici come sport richiede la presenza di quello che arcaicamente e con simpatia il Codice della Strada chiama velocipede e che, a tutti gli effetti, è un mezzo di trasporto. 
Questo mezzo di trasporto può avere una duplice funzione: lo si può usare per muoversi, rimanendo legati alla sua natura di mezzo di trasporto, oppure lo si utilizza per praticare sport, in questo caso è un mero attrezzo sportivo, surrogato di tanti altri attrezzi per la cura del corpo.
La bici rimane comunque un mezzo per spostarsi più velocemente rispetto all'andare a piedi, come qualunque altro mezzo di trasporto, con l'unica differenza che ha conseguenze decisamente più sostenibili sotto il profilo ambientale e sociale.
In questo senso non ci sono dubbi, la bici può essere utilizzata per andare al lavoro, a fare la spesa, dal medico, in farmacia, in libreria, nei negozi per bambini ed in tutti quei luoghi che le attuali restrizioni consentono di raggiungere. Questo proprio perchè è un mezzo di trasporto e non un attrezzo sportivo (ricordiamo che l'utilizzo che se ne può fare è cosa differente).
Diventa fondamentale comprendere questo passaggio per capire che non esistono limitazioni all'uso della bici se applicato agli spostamenti autorizzati. 
Per quanto riguarda la pratica dello sport non è possibile utilizzarla fino a quando non ci saranno le condizioni socio sanitarie che permettano di tornare a divertirsi in sicurezza.
Questo chiarimento ci è apparso fondamentale, perchè in molti si sono trovati spaesati nel tentativo di attribuire una natura specifica alla bici. Alcuni ci hanno addirittura chiesto se potevano andare a comprare il pane in bici (sic!). In un paese come il nostro, che considera l'auto un bene sacro e la bici un giocattolo, è sconvolgente scoprire, a causa di un'emergenza, che quel presunto giocattolo è il mezzo di trasporto più sostenibile ed utile che esiste e che sarà fondamentale per il futuro e la mobilità di tutti noi.

domenica 12 aprile 2020

La Fase 2 deve essere costruita pensando alle persone

Operai a Berlino realizzano una corsia ciclabile temporanea (Photograph: Annegret Hilse/Reuters)

Sembra ormai essere chiara la forte correlazione fra inquinamento da particolato fine e diffusione del Covid 19. La limitazione della mobilità delle persone ha mostrato dati evidenti rispetto al miglioramento dell'aria in molte parti del mondo, cosa che appare fondamentale nel processo di programmazione di quella che sarà la Fase 2 per l'uscita dallo stato di emergenza.
Abbiamo un dato certo: mentre molte fabbriche hanno continuato la loro attività ed il riscaldamento nelle case rimaneva acceso le auto sono state letteralmente bloccate, questo perchè le persone sono state costrette a rimanere chiuse a casa. Meno persone in giro meno auto sulle strade, meno auto, meno emissioni di particolato ed il gioco è fatto: aria pulita. Con buona pace di tutti coloro che hanno spesso avuto il coraggio di affermare che l'auto non si tocca e che il problema era legato ad altro.
Nel contempo è emerso il drammatico rapporto aria inquinata, diffusione maggiore della malattia e danni elevati da Covid 19. Analisi che in maniera più approfondita abbiamo già affrontato.
Le scelte da prendere non possono che essere orientate in una direzione precisa: abbattere il particolato fine nelle nostre città. E il modo principale per farlo è rivedere completamente la nostra concezione di mobilità.
La visione autocentrica della nostra società, dovuta anche a forti pressioni derivanti sia dalla lobby dei petrolieri che da quella dei produttori di auto, ha determinato una condizione di totale invivibilità delle aree urbane, con situazioni di degrado anche nelle aree rurali, che oggi subiscono la fuga (in auto) dalle città di quei cittadini stressati dalla vita urbana, fatta di rumori (delle auto), traffico (automobilistico) e inquinamento (da sostanze emesse dalle auto).
Questa visione, posta difronte all'emergenza pandemica che viviamo oggi, deve essere cambiata.
Per questa ragione la gestione della Fase 2 dell'emergenza deve prendere in considerazione nuove forme di mobilità delle persone. Così come abbiamo limitato gli spostamenti questi dovranno prima o poi riprendere e la cosa da evitare è che si ritorni alla drammatica situazione precedente.
Un primo passo concreto sarà quello di programmarli disincentivando al massimo l'uso dell'automobile, ove possibile, così riducendone l'abuso incontrollato
Ovviamente, uno dei problemi cardine nella Fase 2 sarà quello di evitare gli assembramenti tipici che si creano in mezzi pubblici sovraffolati, condizione che potrebbe portare ad una nuova diffusione dell'emergenza.
Molte città nel mondo hanno cominciato a pensare a soluzioni intelligenti, che aiutino le persone a muoversi tutelandone la salute.
Si stanno così realizzando, da Berlino a Bogotà, corsie ampie e dedicate ai pedoni e ai ciclisti, in modo da incentivare i cittadini a muoversi a piedi o in bicicletta. Le corsie, per adesso a carattere temporaneo, vengono realizzate su strade che sono chiuse al traffico veicolare motorizzato.
In pratica si toglie spazio alle auto per restituirlo alle persone.
Ecco che la visione nuova della città prende forma. La cosa interessante è che non ci si inventa nulla, almeno in Italia, visto che questo è espressamente previsto dal Codice della Strada, che all'art. 1 prevede la tutela della sicurezza delle persone e l'incentivazione dell'uso della bicicletta per ridurre i costi economici, sociali ed ambientali derivanti dal traffico veicolare.
Fino ad oggi la norma è rimasta inapplicata, con conseguenze pesanti in termini di danni alle persone e lesione del loro diritto alla mobilità e alla salute, tra i tanti.
Gli interventi possono essere fatti a tutti i livelli, sia statale, con trasferimenti ai comuni di fondi adeguati per la realizzazione di progetti di mobilità stradale conformi a questa visione; sia da parte dei sindaci, che fin da subito possono intervenire con provvedimenti temporanei di limitazione del traffico e gestione della mobilità.
In una fase successiva ripensare l'intera mobilità dovrà essere l'obiettivo fondamentale, investendo risorse concrete nel potenziamento del trasporto pubblico locale, tramite un adeguato rifinanziamento del Fondo Nazionale per il Trasporto Pubblico e l'approvazione delle proposte di modifica al Codice della Strada che affrontino la nuova prospettiva della mobilità alla luce della rivoluzione sociale ed economica che ci ha colpito.
Possiamo costruire un futuro migliore e dobbiamo cominciare a farlo pensando alle persone.



sabato 11 aprile 2020

Il Covid 19 si muove in automobile?

L'emergenza da Covid 19 sembra avere cambiato le nostre abitudini, ma il termine cambiamento potrebbe non essere corretto. Perchè una cosa è modificare il proprio comportamento, variare le azioni quotidiane, mutarle per produrre degli effetti nuovi e diversi, altra cosa è essere costretti a bloccare le nostre azioni, paralizzati in una prigione non voluta e non compresa fino in fondo.
Questa distinzione è fondamentale per riuscire a valutare quello che succederà davvero quando questa "crisi" sarà alle spalle. 
Torneremo indietro o agiremo in maniera nuova?
Una cosa sembra certa, la causa di tutto questo siamo noi stessi e, quindi, possiamo anche essere la soluzione.
Inquinamento Pianura Padana Marzo 2020 (Fonte ESA)
La Fiab si è sempre occupata di mobilità sostenibile, collegando a questo concetto una serie di inevitabili ricadute riconducibili in generale alla sostenibilità ambientale. 
Per questo motivo non possiamo sottrarci, dopo più di un mese di quarantena forzata, dall'analizzare i fatti, quello che sta accadendo intorno a noi e le valutazioni che vengono fatte rispetto al tema dell'ambiente.

La qualità dell'aria migliora.
Un elemento salta subito all'attenzione, con la forza delle cose che sembrano esserci da sempre, ma che non abbiamo mai voluto guardare: l'aria che respiriamo nelle nostre città, nei luoghi in cui viviamo, solitamente pessima, a seguito del blocco forzato della mobilità delle persone è migliorata in maniera netta.
A dirlo è l'ESA, l'Agenzia Spaziale Europea, che conferma come a Marzo la qualità dell'aria in Italia sia drasticamente migliorata, con particolare evidenza in zone altamente critiche come la Pianura Padana, cosa che però non è confinata solo a quell'area. 
Un risultato incredibile se pensiamo che deriva dal blocco del nostro modo di muoverci. 
Ci hanno impedito di uscire di casa e noi non abbiamo preso l'auto, di conseguenza non circolano mezzi per le strade, se non per necessità reali, e questo, tra gli altri, ha abbattuto i livelli di Diossido di Azoto, un gas devastante per la salute.
In questa storia si inseriscono una serie di riflessioni importanti, che la politica dovrebbe cogliere per potere costruire una comunità migliore, ma che anche i singoli dovrebbero riuscire a percepire per rendere più sicuro l'ambiente in cui viviamo.
Per avviare queste riflessioni vogliamo partire da un evento: la condanna di ENI da parte dell'Antitrust per pubblicità ingannevole

Il Green Diesel che non è verde per niente.
Nel Gennaio del 2020 l'autorità Antitrust ha sanzionato l'ENI perchè, a dire dell'Autorità, avrebbe ingannato i consumatori facendo loro credere che il Green diesel fosse un carburante amico dell'ambiente, quando invece si tratterebbe di un normale gasolio per autotrazione addizionato con una minima componente di origine vegetale.
La politica comunicativa messa in campo dalla compagnia potrebbe essere letta in questa semplice chiave: continuare ad utilizzare senza limiti l'automobile perchè adesso è stato creato un carburante amico dell'ambiente.
Purtroppo questa politica non corrisponderebbe a verità, come affermato dall'Antirust e confermato dalla semplice analisi del "Green" diesel che, come detto, altro non sarebbe se non semplice combustibile fossile addizionato in minima percentuale con componente vegetale.
La questione, in questi giorni, diventa fondamentale, perchè ci pone difronte ad una scelta necessaria: vivere in città sane, in comunità vivibili e sostenibili sotto il profilo della salute, oppure continuare a peggiorare la situazione.
Dal mese di Gennaio 2020 sembrano passati anni e gli eventi hanno travolto un modo di pensare la società a livello mondiale, cosa che è stata percepita subito da chi investe nel petrolio e si arricchisce con il suo consumo. Il prezzo del petrolio è crollato e questo porta a situazioni pessime per i petrolieri, che hanno molto greggio nei serbatoi e non sanno a chi darlo, con costi non sostenibili.
E se non sanno a chi darlo è perchè ne è diminuito drasticamente il consumo.
Un calo che è sicuramente collegato al blocco delle auto, cosa che per parte italiana possiamo dedurre dal fatto che la maggior parte del carburante collegata al petrolio è destinato all'autotrazione, mentre l'energia elettrica trova la sua prevalente fonte di approvvigionamento da Gas e Fonti Rinnovabili, come confermato dalle analisi dei grafici di produzione e consumo.
Quindi, meno auto, meno combustione, meno inquinamento, con buona pace della campagna pubblicitaria del "Green" diesel.


La pandemia e l'inquinamento
Dal quadro tracciato, con voluta semplicità, emerge una questione non secondaria: che rapporto c'è tra la pandemia da Covid 19 e gli alti livelli di inquinamento?
In questo ultimo periodo a livello scientifico si è molto discusso sulla questione e, volendo fare una sintesi estrema e brutale, appare assai probabile la sussistenza di un collegamento evidente fra il propagarsi del Covid 19 e gli alti livelli di inquinamento presenti nell'aria, come evidenziato da uno studio pubblicato da tre ricercatori italiani

Una conclusione evidente
Se prendiamo come riferimento i punti richiamati sopra possiamo elaborare una semplice ma evidente conclusione: l'automobile che circola consuma carburante bruciando gasolio, così immette microparticelle nell'atmosfera, generando una massa di inquinanti tale da determinare una probabile situazione favorevole alla diffusione delle malattie respiratorie e delle epidemie.

Il momento delle scelte
A questo punto appaiono obbligate delle scelte politiche importanti, non solo a livello centrale, ma anche locale, con l'applicazione di quel sistema di norme poste a tutela della salute pubblica e già contenute nel vigente Codice della Strada, ma anche con l'approvazione di nuove previsioni che rendano ancora più marcato l'approccio verso una mobilità che rinunci all'autotrazione privata e si spinga verso forme di mobilità pubblica condivisa e collettiva, verso la restituzione dello spazio pubblico alle persone, verso l'incentivazione all'uso della bicicletta quale mezzo di trasporto individuale negli spostamenti urbani, verso politiche che favoriscano l'intermodalità e disincentivino in maniera drastica l'uso dell'auto privata.
Sono scelte fondamentali che oggi appaiono irrinunciabili. 
Sono scelte che devono essere fatte per le persone ed in danno di tutte  quelle lobby che da anni fanno pressione affinché non si mettano in campo politiche di sostenibilità ambientale nell'ambito della mobilità.
Questo tema ci viene sbattuto in faccia come un pugno durissimo dalla pandemia, fatta di morti e limitazioni alle nostre libertà. Ci viene tirato addosso senza filtro e mostra come le politiche sulla mobilità attuate, a livello nazionale e locale, siano state finora sbagliate.
L'immagine pubblicata dall'Agenzia Spaziale Europea che mostra come l'Italia dopo poche settimane di blocco sia libera quasi totalmente dall'inquinamento è incredibile, ma ancora più forte è quella della catena dell'Himalaya, che dopo oltre trent'anni è tornata visibile da centinaia di chilometri di distanze grazie al dissolversi della cappa inquinante generato dal blocco legato al contrasto della pandemia.
Stiamo vivendo la nostra rivoluzione epocale e nessuno di noi oggi può e deve sottrarsi a scelte fondamentali per il nostro futuro.

Simone Morgana
Presidente Fiab Gela