domenica 17 maggio 2015

Morire di corsa

Leggo un articolo su un giornale locale, pubblicato online nella mattina di oggi, guardo il titolo preoccupante e la fotogorafia cruda. Podista investita da scooter sul lungomare di Gela, gravissime condizioni. 
Le parole sono più o meno queste, ma poco importa. Quello che importa è la notizia. Approfondisco, ma non riesco a trovare nulla. Chiamo un amico, mi parla di notizie frammentarie, una ragazza, mattina presto, forse in coma. 
Torno con la mente al luogo presunto dell'incidente, una fascia lunga sette chilometri che percorre il mare a sud di Gela, da oriente a occidente. Uno spazio pensato per le auto, per la mobilità pesante.
L'ho sempre visto così quell'asse viario, privo di marciapiedi per larghi tratti, tracciato come la pista di un aeroporto, utilizzato solo in favore delle auto. Lo vedevo così e lo pensavo capace di uccidere la persona sul piano sociale, soffocando il senso della comunità. 
Oggi quello spazio si è trasformato in uno spazio di lesione, di offesa fisica a quello che è l'utente debole per eccellenza: il pedone. 
Non possiamo oggi tirarci indietro come Fiab, perchè siamo totalmente vicini alla ragazza investita, perchè il nostro scopo è quello di essere vicini a tutti gli utenti deboli della strada, a quei soggetti che devono subire una doppia angheria: quella dell'utente motorizzato, troppo spesso distratto, sbadato, ben sopra i limiti consentiti, infastidito da quei soggetti, ciclisti o pedoni, che gli rallentano la corsa verso un imprecisato dove; quella dell'amministrazione, ben più che sbadata, perchè dopo i tanti incidenti su quell'arteria, dopo la presa d'atto che il lungomare è un luogo della gente, dove ormai le persone, nonostante la situazione logistica impossibile, vanno a correre, a passeggiare, a pedalare, dopo queste cose non ha mai attuato nessun piano di moderazione del traffico. Piani a costo zero, con l'imposizione di limiti rigidi, reali e controllati, con la creazione di aree di rallentamento, con il restringimento della sede stradale in favore degli utenti deboli.
Tutto questo non è mai stato fatto, queste politiche si sono spente nelle proposte inascoltate di chi ha spesso sollevato questioni di vivibilità.
Ed oggi arriva l'iuncidente, quello che fa male, l'ennesimo, questa volta non fra veicoli, ma con un pedone, con un essere piccolo e debole, indifeso e insignificante di fronte alla furia motorizzata di uno scooter. 
Il caso, la forza maggiore, l'imprevisto, lo accettiamo, ma quello che era scritto, quello che si dovrebbe senpre prevedere non possiamo accettarlo. Non possiamo accettare di avere paura di pedalare con i nostri figli, di passeggiare sul lungomare con le nostre famiglie.
Ancora un progetto che manca, ma questa volta, questo vuoto, questa vacatio progettuale, ha creato una lesione gravissima ad una persona, una donna, un essere umano. Che non è un numero statistico, non può esserlo, è un membro della nostra comunità che è stato offeso.
Siamo vicini con un abbraccio grandissimo a questa persona, sperando di non dovere raccontare una storia triste. 
Siamo arrabbiati, perchè le tragedie annunciate non dovrebbero mai diventare reali.

Simone Morgana
Consigliere Nazionale Fiab Onlus
Ufficio Legale Fiab Onlus