martedì 17 ottobre 2017

Il caos delle nostre città: la morte dello spazio condiviso

P.zza S.Agostino - Percorso pedonale occupato dalle auto
Pensare una città in maniera diversa può essere un segnale per pensare a nuove forme di economia e socialità. Fare scelte concrete sulla città, con interventi mirati per migliorare la mobilità, lo spazio urbano condiviso e la vivibilità, sono atti di alto valore politico, che permettono ad un'amministrazione di dare un segnale preciso rispetto al governo della comunità. Già questo potrebbe essere un manifesto politico, di scelta, che un sindaco potrebbe esporre ai propri cittadini per dare un segnale forte di cambiamento. Le parole però sono solo una traccia, che senza l'agire concreto, fatto di scelte precise, rischia di sbiadirsi e scomparire.
Gestire un insieme di persone che vivono in uno spazio ristretto (la città) è una cosa che richiede alta professionalità e grandi capacità sociali. Decidere di non gestire questo insieme, significa lasciare lo spazio urbano e le persone nella più totale autogestione, una sorta di anarchia che su tutto si diffonde. Ed il primo incedere incontrollato si ha quando si rinuncia a disciplinare il movimento delle persone, all'interno dello spazio ristretto. Proviamo ad immaginare se dentro casa ognuno di noi cominciasse a bloccare ogni passaggio, a mettere dentro le stanza più mobili del dovuto, ad infilare nei cassetti abiti e stoviglie oltre la dovuta capienza. Avremmo creato il caos.
I quartieri delle nostre città sono l'espressione reale di questo caos. 
Ogni piazza occupata dalle auto in sosta, ogni via satura di auto in coda, ogni marciapiede invaso dalle auto o progettato e realizzato in modo tale da sottrarre spazio alla persona per darlo all'automobile, rappresentano la saturazione di questo spazio, la rinuncia alla gestione della comunità.
Siamo pienamente convinti che servano politiche concrete di moderazione del traffico e di disincentivazione all'uso dell'automobile (elettrica o meno non fa differenza)
Via Teline libera dalle auto 
Un sindaco, partendo dai singoli quartieri, deve individuare aree pedonali e spazi pubblici per le persone; deve limitare l'accesso alle auto all'interno di aree determinate, trasformando quelle zone in uno spazio sociale.
Servono provvedimenti che favoriscano la mobilità a piedi o in bicicletta, liberando percorsi stradali e favorendo il controsenso eccetto bici secondo norma.
Servono zone 20 e 30 realmente limitanti, con interventi a basso costo per la moderazione del traffico
Non servono nuove infrastrutture, è sufficiente intervenire su quelle esistenti per avviare un processo di cambiamento rivoluzionario, soprattutto in una città piccola come la nostra.
Le immagini che pubblichiamo mostrano due punti della città di Gela. Uno, piazza S.Agostino, invaso dalle auto nonostante sia un percorso pedonale esclusivo (vietato anche alle bici); l'altro, via Teline, libero dalle auto, dove lo spazio pubblico è stato restituito al quartiere.
Questo chiediamo all'amministrazione, interventi precisi e coordinati, come quelli che abbiamo appena elencato, che favoriscano un cambiamento nelle abitudini dei cittadini ed una trasformazione del tessuto urbano, senza partire dall'infrastruttura, ma da un progetto di mobilità.

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