La mobilità urbana è il segno visibile della civiltà di un luogo, di una comunità. In maniera semplice possiamo dire che quando a circolare sono pedoni e biciclette, quando il mezzo pubblico ha superato ed eliminato gli spazi per il mezzo privato, si è raggiunta la costruzione di una città vivibile.
Costruirla significa realizzare un progetto che va ben oltre una postazione di bike sharing o un finto car sharing.
Significa avere intergralmente ripensato l'economia della città, partendo dalla persona, dalla salute e dallo spazio pubblico.
Prima di arrivare a definire quello che vogliamo dire serve comprendere una cosa, che non è ideologica, ma pratica.
L'attuale impostazione dei trasporti in Europa vive un conflitto molto forte fra la prevalenza dell'uso del mezzo privato e del trasporto su gomma con la richiesta, ormai costante, di una nuova prevalenza, ovvero sia quella dell'uso del mezzo pubblico e del trasporto su rotaia sulle lunghe distanze.
In questo dibattito non entrano in gioco direttamente i combustibili. Se ci fate caso il rilievo non è al gas o al petrolio, ma al numero dei mezzi usati ed alle scelte trasportistiche da adottare. Le conseguenze sui combustibili sono indirette.
I mezzi usati in città
Nelle città abbiamo un flusso incontrollato di auto (a gas, elettriche, benzina o gasolio non importa) che producono danni alla vita (sic!). Ogni singola auto occupa spazio pubblico, richiede processi di manutenzione, produce inquinamento acustico, arreca danni ai bambini e agli anziani, impedisce lo sviluppo dei quartieri, vincolando i progettisti a pensare ampie aree per strade e parcheggi, che vengono sottratte alla persona. L'automobile è oggi un mezzo insostenibile.
Il progetto europeo delineato nel Libro Bianco dei Trasporti è semplice, disincentivare l'uso del mezzo privato ed incentivare quello del mezzo pubblico. Favorendo gli spostamenti a piedi o in bicicletta, con un maggiore uso dell'intermodalità.
Questo porterebbe a soluzioni urbane meno inquinanti che condurrebbero ad una economia diversa.
Riducendo nel contempo le emissioni che fanno male alla salute.
Ancora una volta il problema non è cosa alimenta i mezzi, ma il numero dei mezzi. Lo ripetiamo, le conseguenze sui combustibili utilizzati sono indirette.
I mezzi usati in ambito extraurbano
Si è soliti far passare lo sviluppo dal cosiddetto processo della logistica delle merci e delle persone. Tradotto in parole semplici: spostare le merci e le persone da un posto ad un altro.
Soffermiamoci sul piccolo paese di provincia che viviamo, Gela. Il cittadino, per arrivare in qualsiasi luogo che si trovi oltre i confini comunali è costretto ad utilizzare il mezzo privato (con le conseguenze che conosciamo). In alternativa, l'unico mezzo pubblico collettivo che si ha è il bus, la vecchia corriera degli anni cinquanta. Il treno non esiste.
Lo stesso discorso si sta facendo per la movimentazione delle merci, si continua a parlare di nuove strade e di implementare il trasporto su gomma oltre i trecento chilometri.
La soluzione più ovvia, a medio termine, sarebbe quella di puntare su una implementazione del trasporto su treno, con collegamenti rapidi con le grandi città, i porti e gli aeroporti.
Significherebbe diminuire il numero dei mezzi privati circolanti con la implementazione del mezzo collettivo (treno).
Ecco che, per l'ennesima volta, il problema non è il combustibile, ma il mezzo utilizzato.
I combustibili e l'energia.
Dopo tanto parlare siamo arrivati a questi tanto vituperati combustibili.
Per comodità li possiamo dividere in due tipi Fossili o Rinnovabili
I fossili li conosciamo, sono il gas ed il petrolio. Inquinano e se qualcuno vi dice che non è così vi sta dicendo una grande bugia.
Le rinnovabili ormai sono diventate famose: il sole, il vento, il moto ondoso, l'acqua dei fiumi. Non inseriamo le bio masse, perchè possiamo considerarle rinnovabili solo in base al processo utilizzato, in alcuni casi inquinano e fanno danni più gravi dell'utilizzo delle fonti fossili.
Cambiare le abitutdini in ambito trasportistico incide anche sull'utilizzo di queste fonti. Sicuramente implementare il trasporto pubblico porta ad un minore utilizzo delle fonti energetiche e la cosa incide positivamente su tutto quello che ci circonda.
Certo che, poi, collettivizzare la produzione di energia dovrebbe essere la scelta del futuro. Perchè se posso produrre ed immettere in rete, come singolo cittadino, molta energia con un impianto domestico, milioni di impianti domestici realizzano una mega centrale diffusa ( ci si passi la contraddizione in termini).
Qui torna in campo il pensiero dei veicoli elettrici. Difatti, l'elettrificazione del parco dei mezzi di trasporto collettivo comporterebbe la capacità di realizzare trasporti e produzione energetica ad impatto inferiore rispetto all'attuale sistema.
Molti mezzi pubblici, (cento persone su un autobus sono meglio di cento auto in giro) Molta logistica collettiva (cento container su un treno sono meglio di cento camion su strada) Un futuro diverso, che ci viene chiesto dalle scelte messe in campo dalle normative europee.
Il futuro passa per la mobilità cllettiva delle cose e delle persone, come un grande flusso sanguigno che porta in giro la vita. Se il sangue è pulito si vive, ma se è ricco di sostanze inquinanti si arriva alla morte.
Poi, se qualcuno, molto provinciale, è convinto che il futuro passi per la produzione irrisoria e di incerta destinazione, di gas da alghe o da rifiuti, ha proprio intrapreso la strada della fantiasienza a fumetti.
Fiab Gela
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