sabato 11 aprile 2015

I bambini incatenati

Mentre Bologna ospita gli Stati Generali della Mobilità Nuova e, a Roma, i parlamentari aderenti ai gruppi per la mobilità organizzano un importante flash mob, per rivendicare spazi nuovi per la mobilità ciclistica, gli amministratori di Gela si preoccupano di non si sa bene cosa in vista delle prossime amministrative. 
Domani la Fiab di Gela, con l'importante contributo del Rotary Club, organizza due manifestazioni dedicate alla mobilità sostenibile. 
La mattina pedaleremo lungo le principali arterie cittadine, per rivendicare spazio e diritti per l'utenza debole della strada, mentre il pomeriggio ci sarà un incontro sulla moderazione del traffico.
Qualcuno potrebbe leggere il concetto della moderazione del traffico come una cosa strana, noiosa, inconcludente e non aderente ai bisogni della città. Vorrà dire che questo qualcuno non ha capito bene come si gestisce una città e, se è anche un amministratore, allora vogliamo sperare che cambi idea oppure smetta di amministrare.
Per comprendere cosa  significhi moderazione del traffico dobbiamo partire dal concetto di spazio pubblico. So che è difficile, in una città dove la cosa pubblica è vilipesa da tutti, soprattutto da chi ci governa, ma proviamo comunque a farlo.
Lo spazio pubblico è il luogo del nostro vivere comune. Sono le strade, le piazze, i vicoli, i marciapiedi, le aree giochi, gli angoli dei palazzi, gli incroci, le rotatorie. Spazio pubblico è tutto quello che ci circonda oltre i limiti della nostra proprietà. Lo spazio pubblico è il più antico social netowrk esistente. Una rete di comunicazione che connette le persone e le fa diventare umane, le rende migliori e consente loro di sviluppare il contatto reale e la socialità.
Partendo da questo concetto semplice ( lo possono comprendere anche i nostri amministratori) possiamo passare ad un punto collegato, ovvero sia l'occupazione di questo spazio, la sua sottrazione, sperando che la cosa non diventi troppo complessa per il solito qualcuno.
Dedicandoci a politiche di occupazione di questo spazio lo abbiamo eliminato e con esso la socialità ed il vivere normale.
La forma peggiore di occupazione, se partiamo dal concetto di mobiilità, è quella generata dall'automobile. Le politiche attuate da chi ci governa a livello locale hanno determinato un situazione selvaggia, dove l'auto privata arriva ovunque, fin dentro le case, sopra i marciapiedi, negli spazi per i bambini, occupa qualunque cosa. 
Questa soluzione illogica rende la città priva di vita reale. E se questo può sembrare un indirizzo buono per chi sente di non poter vivere senza auto è, invece, nella realtà, una scelta devastante.
Ecco che allora moderare il traffico significa riprendersi la vità. 
Non è solo una questione di limitazione della velocità, è cosa ben diversa, che tocca settori molto eterogenei ( agli amministratori poi spiego la parola).
Applicando i principi base della moderazione del traffico, a costi molto ridotti, restituisco spazi alle persone. Si promuove una nuova mobilità, perchè su strade senza auto o con auto che viaggiano a meno di 30 km/h ci si muove in sicurezza e tranquillità, scegliendo di potere andare a piedi o in bicicletta. Sottraendo spazio alle auto si restituiscono aree ai bambini, che smettono di vivere la loro vita dentro le scatole in cui li abbiamo chiusi. Non vivono più in una stanza, in un abitacolo, in un'aula, ma tornano a giocare all'esterno, camminano o pedalano per raggiungere un luogo.
In questo modo abbiamo effetti diretti sulla salute pubblica, con il superamento dei problemi legati alla sedentarietà e un abbattimento dei costi sociali che da essa derivano. Moderando il traffico, nel suo generale concetto, abbattiamo le particelle cancerogene che le auto producono con la combustione, rendendo l'aria salubre.
Una città che sceglie la via intelligente della mobilità nuova acquista valore, genera occupazione, e diventa economicamente produttiva. Cose che non mi invento io, ma che derivano da esperienze applicate in moltissime realtà urbane.
Bene, data questa banale spiegazione (ai nostri amministratori poi faccio le slide lente), possiamo comprendere come oggi Gela possa scegliere di cambiare strada, nel senso letterale del termine.
Non è una scelta secondaria, soprattutto se pensiamo ai nostri figli, se pensiamo alle catene che gli abbiamo regalato, impedendogli di pedalare liberi per strada, di correre gioiosi, di vivere una vita al di fuori del tetro abitacolo di un auto. Li abbiamo chiusi in carcere alla nascita e tocca a noi, oggi, liberali da questa trappola.
Scegliamo un futuro migliore

Simone Morgana
Vice presidente nazionale FIAB Onlus

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