In un'epoca in cui tutto viaggia veloce e dove la multimedialità ha abbattuto, apparentemente, ogni confine, si torna a parlare di pellegrinaggi, riscoprendo gli antichi cammini, le vie di terra che portavano i pellegrini nei luoghi sacri.
Per convenzione queste strade prendono il nome di vie Francigene. Definizione ormai estesa a tutti i cammini che conducevano verso la terra santa.
Ognuno riscopre la propria spiritualità calpestando le tracce dei viandanti del passato, di coloro i quali, affrontando un viaggio lungo e pericoloso, andavano, anche per delega, a visitare i lughi santi, non solo mediorientali, ma anche europei.
La Sicilia, l'isola al centro del grande mare Mediterraneo, la terra invasa da ogni popolazione, il luogo contaminato per eccellenza, crocevia di pasaggi e di battaglie, è ricca di questi cammini, di strade che, nel cuore o lungo la cosra, portavano ai porti orientali dell'isola per proseguire il viaggio verso il sacro luogo.
E Gela, la città greca, era uno dei luoghi di passaggio e di partenza per queste sacre destinazioni. Inserita, per la sua natura costiera, lungo l'itinerario meridionale che, dalla via francigena Selinuntina, proveniente da Agrigento, si trrasformava nella via francigena Fabaria.
A Gela, nella città che per atto notarile si chiamava Eraclea, città di Ercole, e per uso comune si definì sempre Terranova, prima di riprendere l'antico nome greco, i pellegrini sostavano, venivano accolti e poi ripartivano.
Nel famoso Hospitalia di San Giacomo, l'apostolo viandante, la chiesa posta fuori dalle mura di cinta della
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San Giacomo a Gela |
città medievale, che ospitava i pellegrini nei loro cammini. La chiesa il cui portale oggi si erge al centro dell'omonima piazza e che fu luogo di passaggio e di incontro.
Come un moderno ostello i viaggiatori, i viandanti, i pellegrini, potevano riposare dopo il lungo cammino senza varcare le porte della città di Terranova.
La mobilità dolce riscopre questi territori e queste vie, riportate alla luce da ognuno di noi, con la propria curiosità, con la voglia di ritrovare la storia che appartiene all'uomo.
Così, Fiab Gela Nanocicli, riscopre l'antico cammino della via Francigena Fabaria, lo rivisita e ne parla in un incontro che è l'inizio di un viaggio in bicicletta, che è valorizzazione della mobilità lenta. Non semplice cicloturismo, ma mobilità sostenibile nei territori dell'isola più grnade del Mediterraneo.
Ma per comprendere un cammino serve un racconto della sua storia, così ne parliamo a Gela, sabato 13 Maggio 2017 alle ore 18,00, all'interno del Museo Archeologico, con l'intervento della professoressa Salvina Fiorilla.
Riscopriamo la Via Francigena a Gela, i luoghi dei cavalieri che in questa terra difendevano i pellegrini, le tracce di un cammino che non è stolo storia di terra, ma che è anche narrazione di porti, imbarcazioni, isole e caricatori.
Perchè raccontare un cammino significa raccontare un territorio, ritrovare la sua storia, riscoprire il suo stesso modo di essere luogo di vita e comunità di uomini.